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Tomba di Giuseppe Sardi

Tomba di Giuseppe Sardi (Venezia, 1624 –1699) e di suo figlio Anton Giacomo (Venezia, 1644 –1720).

Il 21 settembre 1699, all’età di 75 anni, muore Giuseppe Sardi, architetto originario di Morcote, protagonista del Barocco veneziano con diversi capolavori, quali il monumento Mocenigo e la facciata della chiesa di S. Maria del Giglio (entrambi restaurati dalla Fondazione svizzera Pro Venezia).

Nel testamento redatto nell'aprile 1698 il Sardi esprime la sua volontà di essere sepolto nella chiesa dei Carmini, in una tomba a pavimento da lui stesso disegnata. Giuseppe Sardi era molto legato a questa chiesa, per la quale aveva progettato una ventina di anni prima il campanile e della quale era divenuta anche confratello.

La costruzione viene invece realizzata dal figlio secondo il disegno allegato al testamento (disegno del quale purtroppo si è persa traccia) e la si può ritenere fedele alle disposizioni paterne.


Collocata nella navata, tra i due ingressi laterali, si presenta di disegno semplice, geometrico a pianta quadrata (circa 2 x 2 m), ma impreziosita da una fascia di intarsi marmorei policromi e da un'iscrizione recante, nella parte superiore, il nome di Giuseppe e di suo figlio Anton Giacomo, "IOSEPH SARDI PATER ET ANTONIUS FILIUS MEDICUS C.V. /SIBI, SUISQUE POSTERIS PARAVERUNT", mentre in quella inferiore compare la data "ANNO A CHRISTI SALUTE M. DCLXXXXVIII" (Giuseppe Sardi padre, e Antonio figlio medico Cittadino Veneto/ prepararono per loro e per i loro posteri./ Anno 1698 d. C.).
 


Anche il figlio Anton Giacomo, morto il 15 gennaio 1720, è sepolto nella tomba. L’usura causata dal passaggio dei fedeli e dei visitatori aveva reso ormai illeggibile uno stemma di famiglia, mentre del secondo era visibile soltanto lo scudo senza il dettaglio araldico. 

Nel 2010, approfittando dei lavori in corso per il portale della chiesa dei Carmini sempre finanziati dalla Fondazione svizzera Pro Venezia, si è provveduto anche al restauro della tomba, che presentava diverse lacune tra gli inserti marmorei policromi, con stuccature oramai vecchie e inefficaci nonché uno strato di cera e polvere che, complice anche l’umidità di condensa e di risalita, offuscava e alterava l’effetto cromatico delle varietà di materiali lapidei, identificati in: lastra centrale in Nero Nube con quattro tondini in Grigio Bardiglio di Carrara, le fasce intermedie con inserti in Verde Antico di Grecia, in Breccia di Serravezza, in Rosso di Francia e in Nero Assoluto circondati dalla pietra d’Istria, e la cornice esterna in Marmo di Carrara e quattro pietre angolari in Nero Assoluto.
 

Con il restauro si è provveduto a:

  • rimuovere con impacchi e a volte con il bisturi lo spesso strato di cera e sporco,
  • sostituire tutte le stuccature con un impasto a base di calce idraulica e inerti simili all’originale,
  • integrare ove possibile i tasselli marmorei mancanti,
  • proteggere la tomba con un leggero strato protettivo a base di cera traspirante.


La scritta dedicatoria invece, benché alquanto rovinata con parti poco leggibili, è stata soltanto leggermente ritoccata per facilitarne la lettura. Da ultimo, si è provveduto a delimitare il perimetro della tomba affinché non venga più inavvertitamente calpestata e usurata.
Il restauro della tomba è stato dedicato alla memoria del dottor Giorgio Sardi, ultimo discendente della famiglia del ramo di Morcote e membro dell’Associazione degli Amici della Fondazione svizzera Pro Venezia.

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